La
vita è sogno, dicono i poeti. Ma un sogno oscuro, contraddittorio, da cui è
impossibile evadere. Nel suo allestimento de Le voci di dentro, l’opera più crudele dell’amato Eduardo in scena
fino al 20 ottobre al Teatro Verdi di Salerno, Toni Servillo, regista e
interprete, si mostra particolarmente attento alla dimensione onirica del testo
che contribuisce a rendere indecifrabile un qualsiasi punto di riferimento. Le
scene di Lino Fiorito prediligono una
nudità evocativa in cui far muovere il cast (Chiara Baffi, Betti Pedrazzi, Marcello Romolo, Gigio Morra,
Lucia Mandarini, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Antonello Cossia,
Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Maria Angela Robustelli, Francesco Paglino, su
cui primeggia Peppe Servillo, un Carlo Saporito credibilissimo nel suo viscido
egoismo): il primo atto presenta solo ciò che è strettamente funzionale al
racconto, una credenza e un tavolo con delle sedie, per porre in maggiore
risalto, con la luce tendente all’opaco di Cesare Accetta, gli ambigui
comportamenti dei personaggi. Il divisorio che nel secondo atto separa dal
proscenio la soffitta di Zi’Nicola (che nella sua muta saggezza al vetriolo non
potrebbe che guardare tutto dall’alto) e il gioco di chiaroscuri rendono sempre
più sfuggenti gli interlocutori di Alberto, il cui isolamento spirituale è
tanto più evidente quanto più le altre figure lo incalzano. Nella luce
abbagliante della conclusione, quando le macerie dell’etica sono più chiare del
sole, il protagonista si slancia verso
l’ingresso buio della sua casa nel tentativo di interpretare il segnale
rivelatore che ha udito (o si è illuso di udire) da parte dello zio ormai
defunto, come a rintracciare nell’inconscio, dove tutto ha avuto inizio con il
sogno mostruoso, un’impossibile risposta alla logica malata degi uomini. E
quando Carlo si addormenta nella medesima posizione della cameriera di casa
Cimmaruta all’inizio sotto gli occhi smarriti di Alberto, non resta che
contemplare l’amara verità: la comprensione e la giustizia sono più evanescenti
di un sogno, proprio come chi le desidera disperatamente.
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