Il primo comandamento per
chi scrive un copione teatrale? Lavorare per sottrazione, attribuendo a un
personaggio tratti riconoscibili che non lo appiattiscano. È quel che hanno
fatto a Salerno sette giovani autori del laboratorio di scrittura drammaturgica
di Francesco Silvestri, acclamato regista, scrittore e interprete. Alla Festa
delle Parole tenutasi al Piccolo Teatro del Giullare per sostenere il progetto
artistico di Vincenzo Albano, Teatrografie, in programma nel 2014, i
partecipanti hanno letto gli uni i testi degli altri, mentre Silvestri,
illustrandone le didascalie, ha guidato gli spettatori a coglierne atmosfere e
contrasti. È emersa un’attenzione al grottesco, alla fragilità, allo
straniamento. “Il giorno prima” di Brunella Caputo mostra due amanti
occasionali alla vigilia delle nozze, combattuti tra il desiderio e il bisogno
di aggrapparsi a un legame. In “6 agosto” di Angela D’Onofrio il menage di
Concetta Margetti e Claude Eatherly, che andò incontro alla follia per aver
sganciato la bomba su Hiroshima, evidenzia tutte le crepe di un falso
equilibrio borghese, divorato da frustrazioni, rancori, deliri. Maria Sole
Limodio ha invece offerto il ritratto di una Concetta abbagliata da Hollywood a
causa di uno scaltro giornalista che vuol donarle la fama col nome di Etta
Boom, senza sapere che di fatto mira a essere una merce esposta ai capricci del
pubblico.“Patologie univoche” di Elvira Buonocore contrappone la follia
dell’artista, cioè dell’uomo libero, rappresentata da William Burroughs, a quella
che pretende di farsi strumento della razionalità, incarnata da Thomas Harvey,
l’anatomopatologo che s’impossessò del cervello di Einstein. Nel testo di
Ilaria Varriano, invece, si ha un irresistibile duetto comico tra Thomas e il
cervello che si pavoneggia come una primadonna. I pochi minuti precedenti la
mezzanotte del 19 settembre 1958 (che
segna l’entrata in vigore della Legge Merlin) fanno da sfondo a “Paso doble” di
Alfonso Tramontano Guerritore e a “La stanza dei miracoli”di Roberto
Pappalardo. Nel primo, la telefonata tra una moglie e una prostituta si muta da
curiosa amicizia in un cupo colpo di scena, attraverso una tensione che toglie
il respiro. Nel secondo testo di Pappalardo il prete che vuole espiare con una
donna di vita il mancato miracolo di San Gennaro, mentre questa a sua volta
ottiene l’assoluzione, mescola con felice ambiguità un casto peccato e una
purezza contaminata. Storie coinvolgenti con cui si cimenteranno gli allievi
dell’Accademia Teatrale Clarence, tenuta a Modica dallo stesso Silvestri.
(Foto:Adele Filomena).
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