Cosa c’è di più naturale di una tombola nella notte
di San Silvestro? A maggior ragione se gli spiriti tornano a visitare i vivi. Ha
riscosso grande successo presso il pubblico salernitano “La doppia vita dei
numeri”, lo spettacolo diretto da Brunella Caputo presso il Piccolo Teatro del
Giullare, tratto dall’omonima opera di Erri De Luca, che si avvale della
grafica di Andrea Bloise, del disegno luci e della selezione musicale di Virna
Prescenzo e dell’aiuto regia di Concita De Luca. Nell’immaginario del Sud
Italia vita e morte sono da sempre compagne di strada. L’una si mescola
all’altra, annullando ogni confine tra passato e presente. Il tempo della
coscienza è però vissuto in modo opposto dai fratelli protagonisti. Lei (Mimma
Virtuoso, che dissimula efficacemente nell’approccio ruvido la sua capacità di
difendere affetti e memorie) sa che quel che esiste nella mente è più forte di
quel che abita la carne, tanto da immaginare ancora per casa Italia, la
domestica morta (Geppina Giuliano) e da giocare con i genitori defunti (Teresa
Di Florio e Alfio Battaglia, amorose e tenere presenze). Lui (Augusto Landi,
credibile nel rendersi prigioniero dell’amarezza) è inchiodato a una fine che
non ha avuto la possibilità di farsi nuovo inizio (le macerie di Sarajevo, i
suoi bambini e le sue bombe) ed esorcizza nella scrittura la perdita dei suoi
punti di riferimento: si sente non a caso straniero in quella Napoli
eternamente in bilico tra essere e non essere, tra guerra e rinascita, che la
sorella ama con dolcezza di figlia. I due in effetti non sono mai affiancati,
ma sempre uno di fronte all’altra o disposti su una sorta di linea parallela
con cui guardano a quel che li coinvolge e creano un contrasto con i fuochi
pirotecnici dell’ultimo scorcio dell’anno. La festa che ubriaca la città non li
riguarda: vivono la gioia silenziosa di un’esistenza che trae senso dalla
fugacità. Il quotidiano non è misurabile in calcoli matematici e la tombola è
occasione per inventare storie ironiche e imprevedibili, per giocare con i
ricordi, per non temere il futuro. I numeri sono le anime evocate da chi non ha
smesso di attenderle e che sanno dare la pace come in sogno (il fratello
rasserenato quando comprende che raggiungerà presto il padre e la madre). Gli
antidoti al dolore restano l’amore e l’arte della parola, che rende possibile
tutto. E poco importa se Italia sottrae la vincita: l’unica cosa che non si può
sottrarre è il legame tra chi vive e chi muore.
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