Tornare indietro e
riscrivere la propria storia? Chi non lo ha mai desiderato almeno una volta? Ma
la vita si fa beffe di calcoli e previsioni. Affidato quasi esclusivamente al
movimento corporeo, specchio e linguaggio di un immaginario che muta e insegue
il suo centro, “Desidera. Una storia d’amore e di stelle” ha raccolto calorosi
applausi presso il Centro Sociale di Salerno nell’ambito di Mutaverso, la
stagione teatrale che ha in Vincenzo Albano il suo direttore artistico. La
drammaturgia e la regia sono firnmate da Simona di Maio e Sebastiano Coticelli,
che dividono il palcoscenico con Giuseppe Brancaccio, Amalia Ruocco e Dimitri
Tetta. Razionalità e sogno si intrecciano continuamente. L’anziano che si
aggira per il palco tutto immerso nelle sue riflessioni tra fogli ingombranti
si trova puntualmente tra le mani (nella giacca o inviato misteriosamente) un
aeroplanino di carta e vale davvero poco farlo sistematicamente a pezzi.
Ritorna con la puntualità di un orologio non solo perché è il suo passato di
aviatore, ma anche l’aspirazione a vivere assecondando il proprio istinto. Le
due coppie di amanti che creano una sorta di danza struggente e ironica sono le
due possibilità a cui un rapporto d’amore può andare incontro: la complicità o
il contrasto, la vicinanza più intima o la distanza più cupa. Il cuore della
messinscena è probabilmente il momento in cui i quattro personaggi muovono
ognuno verso la stessa direzione, e subito dopo verso una meta opposta, i
propri aeroplani. L’identità non è certo qualcosa di immobile che si possa
ingabbiare; l’amore lo è ancora di meno. Gli approdi sono il senso di ogni
viaggio e al tempo stesso l’occasione per cominciarne un altro. La dialettica
tra il bisogno di ancorarsi al corpo di una donna e l’urgenza di spingersi
verso un altrove, forze entrambe vitali e necessarie, conduce inevitabilmente a
smarrire molto di sé. Non sarà possibile evitare la morte della donna amata (la
visita da parte dei tre medici è un efficace esempio di come la scienza celebri
se stessa, dimenticando che ha un essere vivente dinanzi agli occhi), ma le
figure che circondano l’anziano creeranno per lui un aeroplano con i mobili
della stanza. Non importa quanto un viaggio sia reale; ciò che conta è non
guarire, fino all’ultimo respiro, dalla volontà di varcare limiti e prigioni.
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