Non bisognerebbe mai
raccontare niente, dice Renata Bosetti seduta alla scrivania da cui legherà per
un’ora il pubblico a ogni sua parola. Rinunciare a raccontare significherebbe
in realtà rinunciare a vivere e non lo si può fare quando si ha “un teatro nella
testa”. Applaudito calorosamente alla Sala Pasolini di Salerno a conclusione di
Mutaverso, la stagione diretta da Vincenzo Albano, “MM &M. Movies,
Monstrosities and Masks”, diretto da Renato Cuocolo e interpretato da
un’attrice di rara intensità, è un intreccio inestricabile di vissuto e di
sogno che esalta non solo il fascino, ma la capacità di modellare anime e corpi
che il cinema ha sempre posseduto. La sala cinematografica è sempre stata una
dimensione in cui disfarsi della linearità: poter entrare quando scorrevano le
ultime immagini della pellicola e vederla dall’inizio non solo rendeva speciale
la consapevolezza di chi osservava, ma permetteva di capire come l’inizio e la
fine non fossero che parole. E poiché ogni sguardo puntato sullo schermo vive
il momento della messinscena come un altro non farebbe, ogni spettatore è
dotato di una radiolina con auricolari, percependo la sensazione che la
protagonista stia rivelando a lui solo memorie, ossessioni, aspirazioni, mentre
la voce della Bosetti diviene la colonna sonora di quello che è a tutti gli
effetti un film sempre nuovo e sempre diverso, in cui il passato di una ragazza
che sognava tutti i ruoli possibili (da “La scala a chiocciola” a “Blade
runner”) si trasforma in visione libera e onnivora della vita. La telecamera
che proietta alle sue spalle, ingigantiti, gli oggetti della scrivania (riviste
di cinema, medicine, mele, forbici, libri) e i volti ritagliati delle dive
della settima arte e di sequenze celebri restituisce alle cose la loro voce segreta.
Tutto ciò che intercetta l’esistenza, che sia un fotogramma o una mappa
stradale, si fa carico delle emozioni di chi vive e si muta in occasione di
nuovi viaggi della mente. L’identità nasce da suggestioni che solo a un occhio
superficiale appaiono irrazionali o fanciullesche. L’orribile senso di colpa e
di perdita che attende sempre al varco può essere in parte sconfitto dall’amore
per il teatro e il cinema, gli unici mondi in cui è del tutto naturale non
poter essere una cosa sola, un’unica persona.
Nessun commento:
Posta un commento