Il malumore
del capocomico (l’attento e calibrato Paolo Serra) è comprensibile: dover
mettere in scena, in mancanza di meglio, “Il giuoco delle parti”, che sembra
studiato apposta per scontentare tutti. Non sa ancora che il teatro è uno
spazio da violare perché le categorie vadano in pezzi. Nutrita dalle
suggestioni del cinema, di cui Pirandello aveva colto le potenzialità, la
versione di “Sei personaggi in cerca d’autore”, allestita presso il Teatro
Verdi di Salerno per la regia di Luca Fusco, si propone come eccesso della
visione. Le immagini proiettate sullo sfondo moltiplicano la presenza dei personaggi
tra cui spicca Eros Pagni, padre austero e consapevole in modo struggente della
fragilità del tutto, e Gaia Aprea, che affronta generosamente il ruolo scomodo
della Figliastra. I filmati ribadiscono naturalmente l’urgenza, da parte delle
figure, di vivere anche solo per un momento. La vita, infatti, è nell’arte, non
in quel banale copione a cui obbediscono ciecamente gli esseri umani. È in nome
di questo bisogno di autenticità che le pulsioni sessuali del testo sono rese nettamente
esplicite. Le proiezioni sono anche un monito a superare il visibile e il
narrabile, ben oltre le convenzioni non solo teatrali. Gli attori che vogliono vestire
i panni dei personaggi sono delineati all’insegna di una prevedibilità
meccanica per deridere la pretesa della forma (in questo caso l’interpretazione)
di sostituirsi all’essenza. Illusione è parola odiosa a coloro che sembrano
emergere dalle pareti, come un rimosso da sconfessare. Quale comportamento
codificato può restituire la pienezza di una passione? L’aspetto spettrale dei
personaggi è acuito per mostrare l’incongruenza di un palcoscenico immemore
della propria natura di campo aperto a tutte le possibilità. L’assurdo riguarda
infatti la percezione di sé. Come ricorda il Padre, l’uomo di oggi non è quello
di ieri né si riconoscerà in quello di domani. Chi si rifugia nella forma non
sa guardare in faccia a quello che scardina tutto. Non esiste nessun approdo,
suggerisce la risata beffarda della Figliastra nel palco ormai vuoto. Lo aveva
detto del resto proprio il capocomico: “Siamo a teatro! La verità fino a un
certo punto”.
Nessun commento:
Posta un commento