Quando li si
vede sfibrati, stralunati, ipnotizzati dal televisore che fissano come se lo
sguardo non potesse avere che una direzione, è facile pensare che siano agli
antipodi della normalità. E invece si sta assistendo a una nevrosi che tutti
respiriamo come se fosse ossigeno. Ideatori, registi e interpreti, Francesco
Alberici e Claudia Marsicano offrono con “Socialmente” di Frigoproduzioni un
ritratto implacabile di chi sceglie di farsi vampirizzare dai media in una
sorta di culto molesto, che pretende corpi sempre all’altezza della situazione
e anime come vuoti a perdere. Lo spettacolo, applaudito al Centro Sociale di
Salerno, rientra nel cartellone di Mutaverso, il progetto sostenuto dalla Erre
Teatro di Vincenzo Albano. I protagonisti, tanto carismatici che è impossibile
staccare loro gli occhi di dosso (ampliando così la suggestione dell’allestimento
come prigione della percezione) incarnano i due volti- ormai indistinguibili-
dell’esibizionismo: l’ansia di brillare nello star system e il bisogno di
esorcizzare frustrazioni e solitudini. Il frigo che presenta la F di Facebook allude
alla voglia di divorare immagini, chat, emoticon ma anche di esserne divorati: i
protagonisti entrano ed escono da questo vero e proprio archivio di informazioni,
ricordi, messaggi, totalizzante al punto di risucchiare quasi tutta la luce del
palco, dove il contatto umano è in effetti congelato nell’attesa, puntualmente
tradita, che si trovi uno sbocco a una condivisione che è solo masturbazione
allo specchio. Francesco Alberici si mette in gioco senza respiro nel misurarsi
da un lato con il desiderio sessuale, provocato da una chat, represso a fatica
e pronto a deflagrare con la violenza di un pugno, dall’altro con l’amara
constatazione che gli “amici” contattati non siano che numeri. Claudia
Marsicano, eccellente equilibrista tra apatia astiosa ed entusiasmo febbrile,
tra coreografie ossessionanti, coazione a ripetere e senso del nulla, dialoga
col televisore sognando l’affermazione in un talent show e soffrendo
l’esclusione dal successo. Anche quando sono vicini tra parole che girano a
vuoto e voci fuori campo di giovani intervistati ben lieti di essere sempre
connessi, sono incapaci di riconoscersi davvero in qualcosa. Non vale a nulla
cantare a squarciagola “Oggi sono io” di Alex Britti prima di accasciarsi come
sacchi vuoti: chi annega nel mare magnum dei social può dire tranquillamente
addio a quel concetto ingombrante che è l’identità. Tenetevi per voi tutto ciò
che non avete il coraggio di essere; la corsa al like non aspetta.
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