Guai a
comunicare le proprie emozioni. La più bella dichiarazione d’amore innesca un pericoloso
effetto domino in“Illusioni” di Ivan Vyrypaev,
prodotto da Big Action Money su traduzione e regia di Teodoro Bonci del Bene e
applaudito alla Sala Pasolini di Saleno nell’ambito di Mutaverso, la stagione teatrale
che ha avuto in Vincenzo Albano il suo direttore artistico. Che i quattro interpreti (lo stesso Del Bene, Carolina Cangini,
Tamara Balducci, Jacopo Trebbi) parlino inizialmente alla platea mescolati ad
essa è naturale: non possiamo mai conoscere davvero la persona al nostro
fianco, non sappiamo quale visione della vita metterà in scena per noi da qui a
un attimo. All’immedesimazione nei
personaggi si alterna un resoconto su di loro in terza persona che mescola
memorie emotive a informazioni puntualmente contraddette: entrare in un’anima è
infatti arduo. Nella fase conclusiva della propria vita, due coppie meditano
sulle proprie scelte. Prima di morire, Danny dice alla moglie Sandra di esserle
grato per una vita trasparente all’insegna del vero legame amoroso. Sandra allora
dichiara ad Albert di averlo sempre amato in silenzio. Quest’ultimo confessa
alla moglie Margaretth di aver vissuto il vero amore solo nei confronti di
Sandra e Margareth,nota per il suo senso dell’umorismo, rivela di essere stata
per anni l’amante di Danny. Solo alla conclusione della messinscena questa affermazione
è presentata come falsa (ma i dubbi restano fino alla fine). La vita, sembrano
dire i quattro, è una ragnatela di sovrastrutture in cui smarrire se stessi. A
questo allude Sandra quando dice che al nostro mondo manca “qualcosa di
compatto”. I coniugi si voltano talora verso uno schermo pallidamente
illuminato, che è il senso sfuggente che cercano di dare alla propria vita. Poiché
però solo le illusioni sanno essere durature, Margareth si ucciderà. Per burlarsi
del marito, si era in passato chiusa in un armadio che solo lei poteva aprire
dall’interno. Allo stesso modo solo lei avrebbe potuto fare chiarezza dentro e
fuori di sé, ma è sopraffatta dalla domanda, ossessivamente riproposta, se
esista qualcosa che duri in eterno. La stessa domanda che Albert rivolgerà al
cosmo un attimo prima di morire, capendo, tra l’altro,ormai troppo tardi, di
non avere amato alto che sua moglie. Perché la vita, si sa, ha un grande senso
dell’umorismo.
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