Se la morte è il momento della verità, solo lo sguardo di due
donne straordinarie può sottrarsi all’insopportabile ipocrisia che l'attornia. “Esequie solenni”,
che Andrée Ruth Shammah dirigerà fino al 31 maggio al Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma, basandosi sul
testo di Antonio Tarantino, racconta intensamente l’incontro tra Nilde Iotti e
la vedova di Alcide De Gasperi. Ivana Monti e Laura Pasetti convincono critica
e pubblico in quella che si apre con i toni di una sfida, di un’inconciliabile
vicinanza, per poi assumere la forma di un confronto libero e a tratti
provocatorio. Franca e Leona si incontrano all’indomani della morte di
Togliatti e si trovano alle prese con un peso che diviene sempre più
insopportabile: il controllo delle strutture di partito, la difficoltà con cui
una donna possa affermarsi, un’eredità da custodire, ma che rischia di
annullarle, di strapparle a un’autocoscienza che possa finalmente rimescolare
le carte. I dialoghi, che nel loro ritmo incalzante e nella tagliante ironia
s’impongono subito all’attenzione, attaccano la sopraffazione di cui il potere
si nutre da sempre e ne sottolineano la dimensione grigia, monolitica, il
sospetto verso chi abbia il coraggio di essere solo se stesso. Il diverso
cammino compiuto dalle protagoniste le induce a rivelare affinità insospettate:
la solennità delle esequie è chiara metafora di chi vuole seppellire il senso
critico in quella bara che è la costrizione dell’ideologia. Nessuna ideologia
può però porsi al di sopra dell’anima di un individuo.
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