Guai a rinfacciarle la sua
taccagneria o a mostrarle in qualche modo lealtà: vi trovereste di fronte una
furia, con irresistibili effetti comici. In “L’avara vedova”, la rivisitazione
in napoletano dell’”Avaro” di Molière andata in scena al Complesso di Santa
Sofia a Salerno, il regista Antonello De Rosa ha optato per un rapporto giocoso
con la celebre commedia, divenuta di fatto poco più di un pretesto per la
performance di un affiatato cast. A dominare la scena nei panni della vedova di
Arpagone è Giovanni Pisacane: l’interpretazione en travesti strizza l’occhio all’universalità dei vizi umani,
sempre deleteri al di là del sesso di chi li esercita. Il gusto della battuta
salace e la recitazione buffamente sopra le righe coinvolgono il pubblico nella
inesorabile riscossa ai danni della protagonista, così felicemente rinchiusa
nella propria aridità da essere distante anche da un punto di vista cromatico
dalla due coppie di giovani desiderose di convolare a liete nozze (Simona
Fredella, Rossella De Martino, Fiorenzo Pierro, Nicola Palladino) che, in
sgargianti abiti che ricordano la moda hippie, difendono il proprio amore sulle
note della colonna sonora del “Tempo delle mele” in una mescolanza di richiami
e allusioni coerenti con la dimensione ludica dello spettacolo. Al brio della
narrazione contribuiscono Alessandro Tedesco (un’Onoria materna e
accattivante), Gina Ferri (saggia e benevola madre dei due ragazzi) e Tonia
Filomena (omaggio vivente alla donna ruffiana).
Nessun commento:
Posta un commento