mercoledì 18 giugno 2014

“Scoppiato amore”, l’allegra anarchia del palcoscenico



Una Colombina che offre al suo Arlechino un fiore in un “pappagallo” d’ospedale non si era mai vista. E probabilmente nessun Arlecchino ha mai indossato con tanta disinvoltura una giarrettiera verde. “Scoppiato amore”, lo spettacolo diretto e interpretato da Antonio Grimaldi al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, è un omaggio brioso alla Commedia dell’Arte, un’esaltazione del virtuosismo, un catalogo felicemente irrazionale delle possibilità espressive dell’attore. Il coinvolgimento amoroso, comicamente enfatizzato da una recitazione surreale e dall’inserto di musiche moderne, è oggetto di una sistematica decostruzione. Se è vero che nulla è irrazionale quanto il legame tra due amanti, Cristina Milito Pagliara (una Colombina tenera e abilissima nel creare con il pubblico l’empatia) e lo stesso Grimaldi (un Arlecchino e in seguito un Pulcinella che traboccano energia) lo dimostrano senza ombra di dubbio, celebrando, per esempio, il loro matrimonio in ginocchio tra  due ali di pupazzetti: l’amour fou ha in fondo la spensieratezza dell’infanzia.  I pupazzetti spinti gli uni verso gli altri come in una curiosa partita a scacchi dagli sposi che declamano in modo buffo ”La costruzione di un amore” esprimono la difficoltà di comunicare quando il rapporto mostra la corda. Il desiderio può cambiare pelle, ma la sua forza resta intatta, come mostra l’inconsolabile (solo all’apparenza) vedova interpretata con felice ironia da Gemma De Cesare, che si arrampica sulle poltrone della platea per mostrare il suo dolore, ovvero le sue pregevoli gambe. Gli spettatori sono a più riprese coinvolti nelle schermaglie dei tre, perché ogni gioco teatrale trae forza da chi lo fruisce. Se fate a meno di desiderare, sembrano dire gli attori, allora potete anche fare a meno di respirare. Il grigiore di un corpo senza stimoli è davvero tempo perso.