martedì 25 giugno 2013

“Le relazioni pericolose” secondo Silvia Giulia Mendola





Finte, contromosse, dissimulazioni, stalli non meno pericolosi degli assalti. Chi desidera imporsi sulla mente e sul corpo di chi gli è di fronte deve possedere la scaltrezza del giocatore di scacchi ed è a questo principio che guarda Silvia Giulia Mendola, interprete e regista de “Le relazioni pericolose”, in programma al Teatro Franco Parenti di Milano dall’8 al 12 luglio. Il cast, composto da Francesco Sferrazza Papa, Valentina Bartolo, Linda Gennari, Alberto Onofrietti si muove appunto sullo sfondo di una scacchiera, elemento dominante della scenografia a dimostrazione di come tutta la vicenda obbedisca alle precise regole di un gioco al massacro dettato da un individualismo feroce. Gli stilizzati movimenti di danza che intervallano la narrazione ribadiscono la condizione dei personaggi, pedine e artefici di una strategia distruttiva, dove inseguire ed essere inseguiti inchioda a una volontà che diventa una trappola. Il capolavoro di Choderlos De Laclos è restituito in tutta la sua preziosa crudeltà.

lunedì 24 giugno 2013

“Green porno”, la natura maestra dell’eros



Liberarsi con grazia di ciò che si ha indosso e muoversi verso il proprio amante con la sicurezza di averlo in pugno. Divorarlo forsennatamente. Accogliere dentro di sé un nuovo pretendente dopo essersi già concesse a uno. Non è la sceneggiatura di un film osè, ma l’antico meccanismo della seduzione animale. Isabella Rossellini è l’ironica guida di “Green porno. Live on stage”, l’adattamento teatrale, a cura di Jean-Claude Carrière, dell’omonima serie di corti prodotta per il Sundance Channel di Robert Redford  e in programma il 29 giugno al Teatro San Nicolò, nell'ambito del Festival dei due mondi di Spoleto. Trasformandosi di volta in volta in lombrico, mantide, lumaca tra marionette, mimi e filmati, la Rossellini illustrerà gli infiniti modi con cui gli esseri viventi conquistano il proprio partner in uno spettacolo del tutto rigoroso dal punto di vista scientifico, ma ricco di un tale estro da rendere la performance un’esperienza sempre nuova tra le vie di un eros che disorienta e affascina. 

mercoledì 19 giugno 2013

La bella rivincita della “ bruttina stagionata”



Il mondo sembra il buffet personale delle donne avvenentisicureirresistibili? Non disperate, si può sempre sorridere di se stesse e di quelle trappole insensate che sono le convenzioni, magari scoprendo che il sesso è un bel rischio da correre. Proseguono fino al 22 giugno presso il Teatro Franco Parenti di Milano le repliche de “La bruttina stagionata”, dove Franca Valeri dirige una Gabriella Franchini in stato di grazia. Lo spettacolo, tratto dal best-seller di Carmen Covito su riduzione teatrale di Ira Rubini, è il divertente percorso di formazione di una protagonista che, finalmente stanca di compatimenti, consigli, confronti improponibili, scopre un tesoro di inventiva e di ironia che la tramuta in seduttrice impenitente. La conquista più importante è, naturalmente, l’autostima, la migliore controffensiva a quelle remore che distorcono e avvelenano la propria immagine. Nulla è meglio della leggerezza per fare un falò degli stereotipi.

domenica 16 giugno 2013

L’ira funesta della Medea di Sepe



Monstrum in latino significa prodigio, ciò che esula dalle comuni convinzioni e giunge a stravolgerle, sovvertirle. È ciò che non ha eguali e si accampa dinanzi alla percezione per sputarle in faccia i suoi angusti limiti. La Medea di Seneca, che è comunque lontana dal sofferto raziocinio del modello euripideo, non potrebbe essere definita diversamente. È l’essere “mostruoso” pronto a sacrificare qualsiasi cosa alla sua ira, che non è solo generata dal tradimento dell’uomo amato, ma rappresenta quell’energia prelogica che proviene dalle viscere e proprio per questo non si può arginare. Spetta a Maria Paiato, diretta da Pierpaolo Sepe, impersonare la donna che osò farsi tomba dei propri figli nello spettacolo che debutterà al Piccolo Teatro di Milano il 15 ottobre per essere poi proposto al Verdi di Salerno a partire dal.14 novembre. Il suo furor, la forza malata che fa a pezzi il raziocinio, diviene specchio di un mondo che si è solo illuso di possedere la concezione del limite e mostra a poco a poco le crepe di un equilibrio ingannevole.

mercoledì 12 giugno 2013

Licia Maglietta, straordinaria “vedova”



Non sta “triplettando la pupilla”. Non sta “scarciofando la bocca”. Non invia messaggi erotici a ogni movimento delle anche. Quale segreto inconfessabile cela quella donna che a distanza di sei mesi resta ancora “accucciata” nella sua vedovanza? Con chi si trastulla nel segreto della (apparentemente) tranquilla vita della Gela bene? Facendo del monologo di Silvana Grasso pane per i denti della sua ironia, Licia Maglietta offre un’interpretazione brillante ne “Il difficile mestiere di vedova”, lo spettacolo accolto con entusiasmo al Teatro Verdi nella serata conclusiva del Festival Linea d’Ombra. Sulle note del più carezzevole dei mandolini, in un contrappunto dettato dal sarcasmo, la protagonista, Silvana, racconta l’attenzione comicamente maniacale con cui le signore che frequentano il prestigioso club nautico “La cozza” seguono ogni suo passo, nella speranza di darle un compagno per scongiurare l’”epidemia di corna e di divorzi” che la sua avvenenza può scatenare. In una leggerezza che ha però il suo peso (visto che a comparire in controluce è la solitudine, il dolore, la mancanza di senso) quella che viene definita senza appello “la più Circe tra le Circi”, la “buttanona sperta”, ovvero un mix di stregoneria e genialità, ha un asso nella manica, che non ha che fare col corpo, di cui è indizio la sua passione per il greco, la lingua meravigliosa che sa donare luce a qualunque aspetto della realtà. Silvana sa che la scrittura è salvezza, scudo contro ogni forma di malvagia idiozia e in un gioco straniante di equilibri rende la finzione la migliore alleata della verità. Decide cioè di “teatralizzare” se stessa, di impersonare il ruolo della mangiauomini cucitole addosso per lasciarsi alle spalle la sofferenza di chi si ritrova priva di punti di riferimento. Dato che è impossibile conoscere l’essenza di un individuo ed è infinitamente più facile attribuire le proprie nevrosi all’universo, tanto vale recitare nel modo migliore la parte che il pubblico, ovvero la collettività falsamente sollecita, esige e vuole applaudire. I ridicoli pretendenti (il mellifluo Rolando, il pedante Romeo) raccontano un’umanità talmente grottesca che la si sente di colpo vicina. Che si voglia scomodare Pirandello o meno, la menzogna della “scena” regala all’esistenza quel significato che di fatto le è precluso. E a volte esiste più autenticità in un gesto buffo ed eclatante che nella bieca condiscendenza degli ipocriti. 

mercoledì 5 giugno 2013

Licia Maglietta e “Il difficile mestiere di vedova”



Una donna rimasta senza marito? Meglio alzare le barricate o sbarrare occhi ingordi: potrebbe essere una minaccia alla quiete sentimentale o un’interessante occasione di piacere. Regista di se stessa ne “Il difficile mestiere di vedova”, in programmama l’8 giugno al Teatro Verdi di Salerno nell’ambito del Festival Linea d’Ombra, Licia Maglietta porta in scena il monologo di Silvana Grasso su di una donna che calamita l’attenzione dei paesani e che si presenta non a caso all’interno di una cornice (chiara metafora del bisogno di incasellare gli individui nelle proprie convinzioni, come se non esistesse nient’altro al di fuori di esse). A chi l’osserva apparirà di volta in volta innocente, manipolatrice, algida o appassionata e lei a sua volta oscillerà tra le maschere frettolosamente imposte con ironia e amarezza. Lo sguardo che pretende di giudicare assomiglia a una forma di cannibalismo: si è talmente ossessionati da ciò che si osserva, dalla necessità di inghiottirlo nei propri parametri, che a sfuggire è proprio l’essenza di quel che si pretende di aver compreso. Le avventure della vedova tratteggiano allora la solitudine completa di chi vorrebbe essere solo qualcosa per se stessa, mentre gli improbabili registi del senso comune le cuciono addosso ruoli fittizi.