Licia Maglietta e “Il difficile mestiere di vedova”
Una donna rimasta senza marito? Meglio
alzare le barricate o sbarrare occhi ingordi: potrebbe essere una minaccia alla
quiete sentimentale o un’interessante occasione di piacere. Regista di se
stessa ne “Il difficile mestiere di vedova”, in programmama l’8
giugno al Teatro Verdi di Salerno nell’ambito del Festival Linea d’Ombra, Licia
Maglietta porta in scena il monologo di Silvana Grasso su di una donna che
calamita l’attenzione dei paesani e che si presenta non a caso all’interno di
una cornice (chiara metafora del bisogno di incasellare gli individui nelle
proprie convinzioni, come se non esistesse nient’altro al di fuori di esse). A
chi l’osserva apparirà di volta in volta innocente, manipolatrice, algida o
appassionata e lei a sua volta oscillerà tra le maschere frettolosamente
imposte con ironia e amarezza. Lo sguardo che pretende di giudicare assomiglia
a una forma di cannibalismo: si è talmente ossessionati da ciò che si osserva,
dalla necessità di inghiottirlo nei propri parametri, che a sfuggire è proprio
l’essenza di quel che si pretende di aver compreso. Le avventure della vedova
tratteggiano allora la solitudine completa di chi vorrebbe essere solo qualcosa
per se stessa, mentre gli improbabili registi del senso comune le cuciono
addosso ruoli fittizi.
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