mercoledì 1 aprile 2015

“Sigmund & Carlo” al Torino Fringe Festival



L’uomo che si avvicina guardingo a una panchina disinfettandola con tutti i crismi non si può certo considerare un modello di raziocinio. E che dire del buffo personaggio che  si siede accanto a lui con aria ancora più circospetta? Dietro questa stravaganza però si nascondono nientemeno che Freud e Marx. Fondato sul gusto della battuta brillante e sulla derisione del luogo comune, Sigmund & Carlo”  è lo spettacolo di Libera Scena Ensemble che sarà in scena a maggio al Torino Fringe Festival. Niko Mucci, regista e interprete dell’autore del “Capitale”,  gareggia nella capacità di coinvolgere il pubblico con Roberto Cardone, comico concentrato di nevrosi inutilmente celate sotto il perbenismo. Queste figure irrimediabilmente ai margini si presentano in mutande, coperte solo da un impermeabile. Spogliati infatti del proprio valore e arruolati loro malgrado in un’omologazione sterile, appaiono infiltrati in un mondo ostile da cui è inutile difendersi (ricorrendo, per esempio, alla mania dell’igiene) e che non a caso si manifesta solo attraverso suoni caotici, come i clacson, data la sua inconsistenza. E quando pensano di essere osservati, si improvvisano bimbi troppo cresciuti, predicatori, clown: il pensiero è scomodo, molto meglio nasconderlo dietro una maschera. Il deserto delle idee e delle ideologie esaspera il contrasto e l’affinità tra i due. Se sono distanti sulle cause della nevrosi (l’evoluzione sociale, strepita Marx; la biografia sessuale, ribatte Freud), Carlo non resiste alla tentazione di farsi analizzare da Sigmund che trova in lui un coinfidente. Chi osserva è all’inizio tratto in inganno: possibile che gli autori più citati nei dibattiti si siano ridotti a guardoni dinanzi a una scuola femminile? Il colpo di scena finale mostrerà invece come i nostri eroi abbiano il coraggio di una scelta etica di fortissimo impatto. Chi guarda più lontano vuole distruggere ciò che umilia e schiavizza il pensiero, ma sottrarsi al peso del nulla può essere impresa davvero ardua. E il confine tra comicità e disperazione diventa terribilmente sottile.

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