mercoledì 3 giugno 2015

“Bollari”, il canto della natura e della violenza



Il palco è ancora al buio quando risuona il canto del rematore. L’uomo emerge dall’ombra e in un movimento circolare scandisce il ritmo battendo sul petto. Sul mare il tempo ricade di continuo su se stesso e corpi e onde sono parte dello stesso respiro. Presso il Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, in una scena riempita solo dal suo carisma, Carlo Gallo ha guidato il pubblico di Geografie, la rassegna ideata e diretta da Vincenzo Albano sul teatro calabrese contemporaneo, nel mondo primitivo, eppure vicinissimo, di “Bollari”, il nome che i pescatori crotonesi danno ai tonni, salutati con gioia  come una promessa di felicità. Su quella parola, urlata  con tutta la disperata energia di chi sogna un altrove, si chiuderà la messinscena strutturata come un intreccio di storie di uomini dediti da sempre alla pesca in un contesto a cui sembrano bastare i propri confini, ma che non sfugge alla violenza della storia. A figure delineate con realismo spiazzante (Mastu Rafele, padre nel narratore, orgoglioso e devoto conoscitore delle insidie dello Jonio che si è giocato una mano per una delle molte bombe fabbricate per uccidere i tonni; Suricicchio, che riscatta dinanzi alla morte la sua fragilità) si contrappone la tronfia prepotenza del fascismo, che oscilla tra retorica (la frase mussoliniana sul passo avanti a cui la Calabria è destinata) e prove di forza dal fiato corto. La realtà dei pescatori è percorsa da tensioni e contrasti, come mostra la lotta alla fame e il desiderio di controllare la Cicella, la più grande imbarcazione del tempo, ma possiede una forza e una dignità che nessun potere costituito può anche solo lontanamente immaginare. L’episodio, realmente accaduto, del cammello impigliato tra le reti, probabilmente gettato in mare da una nave fascista, diventa metafora dell’assurda pretesa, che puntualmente naufraga, di spingersi oltre tutti i limiti e che è propria di chi sceglie la via della guerra. La bomba che uccide Rafele e i tonni è una prefigurazione della frattura tra natura e uomo che il conflitto porta con sé. E se esplosioni ben più selvagge vogliono cancellare racconti e memorie, Carlo Gallo, moderno aedo, fa rivivere i sogni e il coraggio di chi insegue i bollari (e dunque, la vita) a dispetto di quel veleno che è l’ansia di ditruggere.

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