giovedì 24 settembre 2015

Napoli, alla Galleria Di Caro “Scrivere non è descrivere!” di Tomaso Binga



Il segno è una terra aperta alle più disparate conquiste, uno spazio le cui coordinate sono soggette a mutamenti imprevedibili, un gioco che si autoalimenta all’insegna della più spudorata ambiguità. Un’ambiguità che si nutre dell’energia del palcoscenico, dissolvendo ogni diaframma tra i volti dell’arte. Su questo assunto ha costruito il suo percorso Tomaso Binga, al secolo Bianca Pucciarelli Menna, che inaugurerà la sua personale “Scrivere non è descrivere!” (il titolo è un verso della stessa Binga) oggi, 24 settembre, alle 19 presso la Galleria Tiziana Di Caro in Piazzetta Nilo 7 a Napoli. Le componenti del linguaggio diventano in lei occasione per annullare ogni confine tra materia e suono, rendendo gli elementi espressivi un’arma contro ogni discriminazione e appiattimento della percezione. La mostra, aperta fino al 14 novembre, proporrà la serie “Scrittura vivente”(1976), dove il corpo dell’artista, nel divenire lettera o comunque elemento base di un dialogo sempre aperto con lo spettatore, intende abolire la tirannia del codice favorendo cosi la più totale libertà espressiva. Il Dattilocodice del 1978, in cui grafemi sovrapposti alla macchina da scrivere creano un nuovo livello iconico,  a tratti quasi una sorta di arazzo onirico, carica il significante di una polisemia che attinge al prelogico per restituire a se stessa la facoltà di reinventare ed esplorare l’assodato. Oltre alle opere dei primi anni Settanta, non ultimi i disegni e i collage, i visitatori potranno visionare parte della produzione esposta alla Biennale di Venezia del 1978. Non potrà mancare “Ti scrivo solo di domenica”(1977), la performance in cui l’emancipazione femminile è descritta come la meta di un viaggio complesso e necessario, per quanto gli ostacoli si accavallino. In un anno di corrispondenza con un’amica a cui sono inviati sette biglietti alla settimana, solo il settimo contiene un messaggio, dato che la domenica è l’unico giorno di genere femminile. Il tempo diviene cosi spazio di urgenze e sensazioni che rivendicano il diritto a riscrivere la vita. Senza rinunciare all’ironia anche quando l’amarezza prevale, la poesia sonora di Binga, che difende la scelta dell’identità di riscrivere i propri percorsi oltre ogni condizionamento, è una continua esortazione a una rivoluzione sociale che abbatta definitivamente il razzismo ideologico in tutti i suoi aspetti e l’esposizione della Galleria Di Caro vuole fare da apripista a un ciclo che illustri le tappe di una protagonista della scena culturale italiana.

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