“Itaca”, il progetto di Mutaverso sotto il segno di Fassbinder
Molto più di un
laboratorio: un’esperienza di
condivisione che sia totale messa in gioco. Inizia oggi presso la Chiesa di
Sant’Apollonia e terminerà il 7 gennaio “Itaca/ La
bottega dei ritorni”, una piccola residenza artistica che riunirà
operativamente alcuni attori di Salerno e provincia, i quali prenderanno parte
al laboratorio di Nerval Teatro “La Germania che
ho in testa” a cura di Maurizio Lupinelli.
L’iniziativa è il primo passo di Mutaverso, la stagione teatrale, giunta alla
seconda edizione, che ha in Vincenzo Albano il suo direttore artistico. I venti interpreti coinvolti si misureranno
con un testo di Fassbinder, “Sangue sul collo del gatto”, pièce del 1971 che
non perde a distanza di anni la propria capacità di incendiare il concetto
stesso di confine e di regola. La protagonista, Phoebe
Zeitgeist, è un’aliena che vuole studiare il linguaggio degli uomini, ma nulla
è più ingannevole della comunicazione e la tendenza della strana ospite a ripetere
meccanicamente e all’apparenza senza senso parole e frasi porterà alla luce
contraddizioni e assurdità del comportamento umano. L’ex femminista fallita, il
piccolo borghese, la modella in grave regressione, l’omosessuale emancipato,
per citare solo alcuni dei personaggi, confluiranno in un contesto che saprà
fare a pezzi ogni rimozione. L’opera va tuttavia considerata un canovaccio che
porti alla luce la specificità dei singoli percorsi degli attori, così che la
comune esperienza possa dare frutti al di là di ogni intento programmatico.
Sono previsti un piccolo gruppo di uditori, un diario di bordo a cura di “Scene
contemporanee”, partner dell’iniziativa come Puracultura, e un docufilm che
testimoni il percorso svolto. “Quello di
Itaca non pretende di essere un censimento esaustivo delle risorse artistiche
legate all’ambito di Salerno e provincia- ricorda Albano- né tantomeno si
intende fare riferimento alla retorica del nemo propheta in patria. Maurizio
Lupinelli è un capofamiglia ideale che sa creare un gruppo in un ambito che
vuole dare vita a relazioni al di là di ogni frammentarietà. Ecco perché il
pubblico può assistere a ogni fase di questo itinerario e il 7 gennaio sarà un
momento di restituzione alla platea di quanto compiuto. Credo alle affinità,
non alla rete. Il dialogo tra individui diversi, sia pur accomunati dalla
provenienza geografica, è il punto di partenza di una costruttiva relazione con
la scena e ciò che la circonda”.
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