mercoledì 13 novembre 2013

“Effetto C.C” di Francesco Silvestri al Giullare di Salerno



La nostalgia della normalità, la coscienza di come i sogni possano naufragare, le trappole della diversità sono al centro di “Effetto C.C.- Il topolino Crick”, lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Francesco Silvestri (nella foto di Adele Filomena) che sarà proposto in video proiezione, alla presenza dell’autore, il 14 novembre alle 21 presso il Piccolo Teatro del Giullare. L’iniziativa, che prevede un contributo volontario di 5 euro, nasce dalla collaborazione tra la struttura di Via Incagliati e l’associazione culturale Erre Teatro, in vista del sostegno a Teatrografie, il progetto ideato e diretto da Vincenzo Albano. Silvestri, tra i più affascinanti artisti della scena italiana (suo il Premio Ubu come miglior attore nella versione di “Sabato Domenica e Lunedì diretta nel 2002 da Toni Servillo), debuttò con quest’opera il 22 aprile 1987, riscuotendo un grande successo di pubblico e critica. Un chirurgo e uno psicoterapeuta si servono di Antonio Cafiero, un ritardato mentale, per un audace esperimento: aumentare notevolmente il quoziente intellettivo attraverso un’operazione, la stessa sorte toccata alla cavia Crick. Antonio è consumato dal desiderio di essere accettato e amato: non vuole più patire la solitudine di chi viene considerato sbagliato, fuori posto. Ma l’intelligenza è un dono avvelenato. È proprio l’animale a dimostrarlo per primo, assumendo un comportamento che oscilla tra aggressività e prostrazione. La durata dell’esperimento è limitata: l’uomo è destinato a regredire di nuovo, a perdere quella occasione di felicità che gli era stata prospettata come un saldo punto di approdo. Ecco allora che l’andirivieni della mente tra passato e futuro, la freddezza degli specialisti, la consapevolezza dell’esistenza come una prigione costellata da inganni fanno di “Effetto C.C” uno dei copioni più dolorosi e coinvolgenti su quella condizione inaggirabile che è la fragilità. La logica mostra incongruenze ed errori, la follia disarma nella sua innocenza, nella sua incapacità di filtrare le emozioni e addomesticarle. Lo stesso scrittore e attore racconta il suo rapporto con questa pièce che chiede moltissimo al suo interprete in “E poi sono morto. La drammaturgia non postuma di Francesco Silvestri”, la monografia che Albano gli ha dedicato: “Ricordo di non aver quasi mai provato il finale perché mi metteva di fronte ad una commozione che non riuscivo a trattenere. All’interno del testo ci sono delle cose che mi appartengono, che riguardano la mia infanzia. Parlarne mi fa battere il cuore.”.

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