venerdì 29 novembre 2013

Autori in gioco alla Festa delle Parole di Francesco Silvestri



Il primo comandamento per chi scrive un copione teatrale? Lavorare per sottrazione, attribuendo a un personaggio tratti riconoscibili che non lo appiattiscano. È quel che hanno fatto a Salerno sette giovani autori del laboratorio di scrittura drammaturgica di Francesco Silvestri, acclamato regista, scrittore e interprete. Alla Festa delle Parole tenutasi al Piccolo Teatro del Giullare per sostenere il progetto artistico di Vincenzo Albano, Teatrografie, in programma nel 2014, i partecipanti hanno letto gli uni i testi degli altri, mentre Silvestri, illustrandone le didascalie, ha guidato gli spettatori a coglierne atmosfere e contrasti. È emersa un’attenzione al grottesco, alla fragilità, allo straniamento. “Il giorno prima” di Brunella Caputo mostra due amanti occasionali alla vigilia delle nozze, combattuti tra il desiderio e il bisogno di aggrapparsi a un legame. In “6 agosto” di Angela D’Onofrio il menage di Concetta Margetti e Claude Eatherly, che andò incontro alla follia per aver sganciato la bomba su Hiroshima, evidenzia tutte le crepe di un falso equilibrio borghese, divorato da frustrazioni, rancori, deliri. Maria Sole Limodio ha invece offerto il ritratto di una Concetta abbagliata da Hollywood a causa di uno scaltro giornalista che vuol donarle la fama col nome di Etta Boom, senza sapere che di fatto mira a essere una merce esposta ai capricci del pubblico.“Patologie univoche” di Elvira Buonocore contrappone la follia dell’artista, cioè dell’uomo libero, rappresentata da William Burroughs, a quella che pretende di farsi strumento della razionalità, incarnata da Thomas Harvey, l’anatomopatologo che s’impossessò del cervello di Einstein. Nel testo di Ilaria Varriano, invece, si ha un irresistibile duetto comico tra Thomas e il cervello che si pavoneggia come una primadonna. I pochi minuti precedenti la mezzanotte del 19 settembre  1958 (che segna l’entrata in vigore della Legge Merlin) fanno da sfondo a “Paso doble” di Alfonso Tramontano Guerritore e a “La stanza dei miracoli”di Roberto Pappalardo. Nel primo, la telefonata tra una moglie e una prostituta si muta da curiosa amicizia in un cupo colpo di scena, attraverso una tensione che toglie il respiro. Nel secondo testo di Pappalardo il prete che vuole espiare con una donna di vita il mancato miracolo di San Gennaro, mentre questa a sua volta ottiene l’assoluzione, mescola con felice ambiguità un casto peccato e una purezza contaminata. Storie coinvolgenti con cui si cimenteranno gli allievi dell’Accademia Teatrale Clarence, tenuta a Modica dallo stesso Silvestri. (Foto:Adele Filomena).

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