venerdì 6 novembre 2015

“Lo sguardo di Ricciardi”, il non tempo di un antieroe



Cosa si prova quando si sta per annegare nel buio? Quando ci si aggrappa disperatamente all’ultimo respiro strappato a forza? Ricciardi lo sa. I fantasmi degli assassinati lo perseguitano, imprigionandolo nel loro estremo istante fino alla risoluzione di un mistero che non dà nessun conforto a questo malinconico antieroe. Conoscitrice profonda dei meccanismi narrativi di Maurizio De Giovanni, Brunella Caputo si mette totalmente in gioco con rara dedizione in “Lo sguardo di Ricciardi- Il Fatto, la Passione, l'Amore” applaudito presso il Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, omaggio al personaggio dello scrittore napoletano. Il disegno luci e le coreografie di Virna Prescenzo rendono i corpi degli attori protagonisti assoluti di una scena arricchita solo da sensazioni e prospettive giustapposte sulle note affascinanti dell’Electric Ethno Jazz Trio: Stefano Giuliano(sassofono, wha wha, octaver, harmonizer), Domenico Andria(basso, loop, fuzz, delay) e Pietro Ciuccio (percussioni, voce, hang, loop). Se Vanni Avallone offre un ritratto energico del travestito Bambinella, la cui storia è evocata da Antonia Avallone creando immediata curiosità attorno a lui, e Alffedo Micoloni connota un brigadiere all’insegna di un’onestà ruvida e dolente, Teresa di Forio, Alfio Battaglia e la regista stessa si sdoppiano, talvolta osservando Ricciardi, talvolta identificandosi con lui e le figure che lo circondano. È una scelta coerente: la percezione del commissario è multipla e tale deve essere l’approccio al suo mondo (la Caputo e la Di Florio sono scalze come sono raffigurati spesso i defunti nell’arte). Nello scandire quella che è una sorta di via crucis laica attraverso le tappe del Fatto (il dono del protagonista), la passione (la sensualità incarnata da Livia), l’amore (Enrica, la donna che gli è preclusa per salvarla da un destino di visioni nefaste), ci si muove in un non tempo che assolutizza sentimenti e attese, in una zona di confine tra essere e non essere in cui l’unica certezza è la forza inesausta del desiderio. I defunti desiderano abitare il presente (ciò che gli somiglia, almeno), Ricciardi ha sete di verità e di normalità, l’amata desidera vivere ciò che può solo sognare. Tra l’implacabilità degli specchi e la tenerezza delle confidenti, le donne sul palco invitano a  tenere fuori la “refola”, il breve istante in cui è possibile aprirsi a un nuovo inizio. Ma nulla può soffocare l’ansia di essere finalmente altro, di regalare allo sguardo più di quel che possa vedere.

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