venerdì 20 maggio 2016

“Nella gioia e nel dolore”, il comico inferno del matrimonio


Decisamente amabili, quegli sposini pronti a giurarsi eterno amore. Ma non provate a chiedergli dei loro sentimenti: il silenzio potrebbe stordirvi. Comico inferno in cui c’è posto per lo status, ma non per l’anima, il matrimonio è implacabilmente scarnificato nello spettacolo “Nella gioia e nel dolore” di e con Elio Colasanto e Alessia Garofalo, applaudito calorosamente al Piccolo Teatro del Giullare nell’ambito di “Mutaverso”, la stagione teatrale diretta da Vincenzo Albano. Versatili e coinvolgenti nel dramma come nella commedia, i due interpreti dimostrano un’energia che non si dimentica. Ogni dettaglio della messinscena esprime l’alienazione di quello che è retoricamente definito il momento più importante dell’esistenza. All’inizio della vicenda, i due si vengono incontro dicendosi frasi di canzoni famose: si avvicinano per convenzione, dunque si esprimono in modo convenzionale. Lei è senza pretese, lui ha una bell’auto e un’azienda avviata. Dovrebbe bastare a creare un romantico nido insieme, no? Quando però non c’è una scelta, ma un rito in cui tutto deve essere perfetto dal punto di vista sociale, basta poco perchè il veleno dilaghi. La gigantesca torta nuziale che diventa palcoscenico allude chiaramente a come il felice evento sia ingombrante nella sua ostentazione e, nell’associare immediatamente gli attori ai pupazzetti che sormontano il dessert, si comprende subito come si assista alla controfigura della vita vera. La donna seduta in cima alla torta mentre il fidanzato si è allontanato per correre appresso a una gonnella evidenzia come non si sia protagonisti, ma vittime di questo ingresso tra quelli che contano (“Amore, il giorno del tuo matrimonio tu non conti un cazzo” le dice lui). In un ricevimento talmente sopra le righe da far sembrare equilibrata un’orgia, i protagonisti consumano fino in fondo la follia che li unisce. Lui fa da barbiere a lei, elenca portate inimmaginabili, lancia palline sul pubblico mentre lei ricorda le qualità della bomboniera perfetta per dimostrare che hanno fatto centro, fingono euforia tra orribili balli di gruppi e champagne tracannato a fiumi. E il momento più intimo è il conteggio dei soldi nelle buste dei parenti. In questo carnevale troppo chiassoso perché la passione possa anche solo respirare, traspare però una storia intensa malgrado tutto: quella di Tonio e Lina, genitori degli sposi, che non ha avuto seguito perché lei era sorella di un contrabbandiere. La società tollera tutto, tranne la libertà. Non è certo ammesso non essere “rispettabili” .  E quando Tonio si chiede “L’amore si sceglie o ci sceglie?”, la risposta è nell’ultimo bacio a Lina: l’amore non sceglie di essere crocifisso a una categoria

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