venerdì 10 marzo 2017

Carmen, quando la sensualità diviene musica



“Hai mai visto un colore cambiare?- dice la voce fuori campo-Io sì: il colore del sangue quando si secca”. È questo che si rimprovera a Carmen: quella seduttrice non può che essere sempre e solo rovina per chi l’incontra, sempre e solo se stessa. La vera accusa è invece un’altra. È troppo fedele alla propria anima per non avere il coraggio del cambiamento, anche se le è fatale. Vitalissima sarabanda tra i più disparati generi musicali (salsa, flamenco, blues, tango)  diretta da Mario Tronco, la versione del capolavoro di Bizet proposta dall’Orchestra di Piazza Vittorio ha entusiasmato il pubblico del Teatro Verdi di Salerno. Si tratta di un colorato invito ad assaporare ogni sfumatura del ritmo nella sua capacità di liberare istinti e sensazioni. L’ironia accomuna le soluzioni sceniche. La gigantesca palla di vetro con tanto di romantico scenario montano alle spalle, in cui Josè e  Micaela si mostrano vicini, allude a una vita chiusa nella sua rassicurante prevedibilità: prevedibilità ostentata e proprio per questo destinata a crollare. La cella che deve rinchiudere Carmen è un’inferriata su ruote che si trasforma in alcova e gabbia per Josè. Sono i sensi la prigione da cui non si vuole evadere. È costantemente ribadito l’invito ad abbandonarsi alla sensualità di cui è riflesso la musica nel suo oscillare tra registri contrastanti .La coppia di cantanti che segue da vicino le vicende dei due amanti è specchio del pubblico e rimanda all’universalità della vicenda: chi vive una passione si ritrova infatti sdoppiato, perché sa di non appartenere più a se stesso. E quando Josè uccide Carmen nell’illusione di possederla, chi la porta via la solleva come il corpo di Amleto, perché tutti vedano e ricordino che sfuggire al delirio amoroso è impossibile quanto sfuggire alla morte.

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