venerdì 9 luglio 2021

“Coppa del Santo” ,il cieco amore per un salvatore

 

Non si può fare a meno di un patrono in tempi tanto convulsi e ostili. E poi la predilezione tutta cattolica per la sofferenza non merita un torneo? Sarcastico attacco alle ipocrisie clericali e alla pochezza dell'italiano medio, “Coppa del Santo” ha visto impegnata con successo, al Teatro Ghirelli, la Compagnia degli Omini, nell'ambito di Mutaverso, il progetto a cura di Erre Teatro di Vincenzo Albano. Lo spettacolo, scritto da Giulia Zacchini, è concepito come un grande gioco collettivo : il pubblico, a più riprese interpellato nella scelta delle squadre e in seguito dei singoli campioni, è la “suprema giuria”, chiamata a decretare il migliore tra trentadue santi, raffigurati su altrettante carte come ironici e coloratissimi pesci provvisti di inconfondibili peculiarità: l’aspetto della goccia di sangue per San Gennaro, “tra l'Avis e Gomorra”, i seni nel piatto di Sant'Agata, le viscere in bella mostra di Sant'Erasmo e via discorrendo. Peccato però che, nel corso dell'azione, non prevalga la maggioranza, ma il calcolo e la mossa a sorpresa decisamente ingiusta e spiazzante, come il ripescaggio fortuito dei Santi Cosma e Damiano, esemplari perfetti di “specchio riflesso” per la sistematica soppressione di chi ha voluto sopprimerli. Non manca inoltre  l'accordo sottobanco dei due sacerdoti, fratello Pesce in funzione di arbitro, investito dell'importante ruolo da un fucile-giocattolo ad acqua, in omaggio alle norme sul distanziamento (un Francesco Rotelli magnetico nella sua interpretazione) e il prete che fa da guida tra le meraviglie dell'agiografia (Luca Zacchini, autore delle carte e accattivante performer). È inoltre il peso del sacchetto delle offerte richieste agli spettatori ad assegnare la coppa a San Gennaro, l'agognato protettore a cui credere “con tutto me steso”. Che la moltitudine, quindi, sia abbindolabile in una partita in cui s'illude di contare è prassi comune non solo alla religione (lo spray che diffonde l'aroma di rose attribuito a Padre Pio; il giocattolo volante difettoso che allude a San Giuseppe da Copertino)ma al meccanismo sociale in sé, in cui il potere sulla massa è esercitato nelle più svariate forme. Ecco allora che, per tranquillizzare l'uditorio, i due zelanti sacerdoti sostituiscono la Madonna del manganello con quella del ravanello : del resto in  Italia, negli anni venti (non importa quale sia il secolo) risorgono i fascisti.Non manca la bordata contro Il maschilismo caro al monoteismo: le vergini devono difendere a tutti i costi l’imene, caro a Dio come a tutti i patriarchi. Il ritmo e il divertimento non conoscono soste, come mostra il momento in cui, con destrezza da spogliarellista d'assalto, fratello Pesce resta in pantaloncini corti al passaggio del turno della squadra dei Santi nudi. È proprio questo approccio a favorire una critica sottile e implacabile alla manipolazione e alla credulità. Il mondo agiografico è senz'altro più appassionante di una saga fantasy: tra Sant'Ambrogio che merita la fama di jettatore, San Giorgio, che è l'equivalente di Megaloman, Santa Pelagia, bollata da San Giovanni Crisostomo, nel suo passato di attrice, come la cosa più oscena vista su un palco, la Madonna dell'inutile, che non sa neppure cosa regge nelle proprie mani e Santa Bona, a cui si affidano le hostess, si ha una straordinaria panoramica di situazioni che affascinano per la loro assurdità. Il fedele vuole essere sedotto. Poco importa se Carlo Borromeo ha comprato la sua santità o se il santo di Pietrelcina ha trasformato il suo comune nella Gardaland del cattolicesimo : farsi guidare da un pastore è la massima aspirazione di chi vuole solo risposte. Il cieco amore per un salvatore, dopotutto, non chiede nulla, tranne rinunciare a se stessi, per offrire appunto sé stesi  a ogni comoda “verità “. 

 


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