“Tra scrittura e performance”, Luca Trezza e Maria Scorza a Salerno

La solitudine popolata da
fantasmi del mondo virtuale; il tentativo di difendere ciò che appare ormai al di fuori di ogni tempo e di ogni spazio. Si
muovono su questi percorsi gli spettacoli “Www.testamento.eacapo” di Luca
Trezza e “N’hanno fatto crerere paravisi” di Maria Scorza, entrambi
salernitani, in scena rispettivamente il 21 e il 28 marzo alle ore 21 presso il
Piccolo Teatro del Giullare. Gli appuntamenti rientrano nel progetto “Tra
scrittura e performance. Voci della scena autoctona” sostenuto dall’Associazione
Culturale Erre Teatro di Vincenzo Albano, membro del gruppo di ricerca
coordinato da Antonia Lezza, docente di Letteratura Italiana e Letteratura
Teatrale Italiana presso l’Ateneo salernitano e autore della prima monografia
dedicata a Francesco Silvestri, “…E poi sono morto. La drammaturgia non postuma
di Francesco Silvestri”. Trezza, che vanta collaborazioni con Giancarlo Sepe,
Piero Maccarinelli, e Armando Pugliese, si è classificato al primo posto nella sezione
Teatro al Festival della Creatività di Roma Capitale 2013 con lo spettacolo che
debutterà a Salerno, di cui ha curato regia e drammaturgia. È un uomo dedito al
suo computer, in attesa di conoscere la donna con cui ha stabilito un
appuntamento in chat e in un linguaggio ricco di neologismi, citazioni,
passaggi stranianti, mescola passato e presente in un delirio che appare folle
solo a chi sottovaluti il pericolo di confondere il reale con l’immaginario.
Andrea Paolotti è regista e interprete con Michele di Stio e Maria Scorza,
autrice della drammaturgia, di “N’hanno fatto crerere paravisi”. Scorza, che ha recitato in “Noi
credevamo” di Mario Martone e in“Cronaca d’un uomo d’affari in tempo di guerra”, migliore
spettacolo al Premio Attilio Corsini – giovani talenti, con la regia di Roberto
Pappalardo, ha immaginato un conflitto tra Asteria, Demetra e Glauco, che
intendono ricotruire una civiltà attorno a un fiume in un futuro desolato, e
Leto e Soldato, forze distruttrici che ostacolano i loro piani. Le reminiscenze
classiche diventano cuore pulsante del tentativo di contrapporre la vita e la
memoria a un nichilismo che può cambiare volto, ma non diviene per questo meno
insidioso e violento. Lo scontro per ridare un senso all’esistenza non può che
avvenire nei pressi di un fiume, da sempre simbolo di rinascita e della
possibilità, amata disperatamente, di tornare a scrivere liberamente la propria
storia. Al teatro in fondo si chiede questo: far echeggiare una voce dove il
silenzio inghiotte tutto.
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