venerdì 21 marzo 2014

“Tra scrittura e performance”, Luca Trezza e Maria Scorza a Salerno



La solitudine popolata da fantasmi del mondo virtuale; il tentativo di difendere ciò che appare ormai al di fuori di ogni tempo e di ogni spazio. Si muovono su questi percorsi gli spettacoli “Www.testamento.eacapo” di Luca Trezza e “N’hanno fatto crerere paravisi” di Maria Scorza, entrambi salernitani, in scena rispettivamente il 21 e il 28 marzo alle ore 21 presso il Piccolo Teatro del Giullare. Gli appuntamenti rientrano nel progetto “Tra scrittura e performance. Voci della scena autoctona” sostenuto dall’Associazione Culturale Erre Teatro di Vincenzo Albano, membro del gruppo di ricerca coordinato da Antonia Lezza, docente di Letteratura Italiana e Letteratura Teatrale Italiana presso l’Ateneo salernitano e autore della prima monografia dedicata a Francesco Silvestri, “…E poi sono morto. La drammaturgia non postuma di Francesco Silvestri”. Trezza, che vanta collaborazioni con Giancarlo Sepe, Piero Maccarinelli, e Armando Pugliese, si è classificato al primo posto nella sezione Teatro al Festival della Creatività di Roma Capitale 2013 con lo spettacolo che debutterà a Salerno, di cui ha curato regia e drammaturgia. È un uomo dedito al suo computer, in attesa di conoscere la donna con cui ha stabilito un appuntamento in chat e in un linguaggio ricco di neologismi, citazioni, passaggi stranianti, mescola passato e presente in un delirio che appare folle solo a chi sottovaluti il pericolo di confondere il reale con l’immaginario. Andrea Paolotti è regista e interprete con Michele di Stio e Maria Scorza, autrice della drammaturgia, di “N’hanno fatto crerere paravisi”. Scorza, che ha recitato in “Noi credevamo” di Mario Martone e inCronaca d’un uomo d’affari in tempo di guerra”, migliore spettacolo al Premio Attilio Corsini – giovani talenti, con la regia di Roberto Pappalardo, ha immaginato un conflitto tra Asteria, Demetra e Glauco, che intendono ricotruire una civiltà attorno a un fiume in un futuro desolato, e Leto e Soldato, forze distruttrici che ostacolano i loro piani. Le reminiscenze classiche diventano cuore pulsante del tentativo di contrapporre la vita e la memoria a un nichilismo che può cambiare volto, ma non diviene per questo meno insidioso e violento. Lo scontro per ridare un senso all’esistenza non può che avvenire nei pressi di un fiume, da sempre simbolo di rinascita e della possibilità, amata disperatamente, di tornare a scrivere liberamente la propria storia. Al teatro in fondo si chiede questo: far echeggiare una voce dove il silenzio inghiotte tutto.

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