venerdì 3 ottobre 2014

Luca Trezza in “Trittico del mio byte”



Luca Trezza conosce molto bene i meccanismi dell’alienazione e della perdita. Sa descrivere come nessuno quel silenzio ostinato dell’anima che si impossessa di chi si muove nel delirio della sovraesposizione mediatica senza soddisfare realmente i propri desideri. Già in "wwww.testamento.eacapo" (I posto nella sezione Teatro del Festival della creatività di Roma Capitale 2013 ed attualmente finalista al Festival “Le voci dell’anima” 2014 di Gioia del Colle/Milano/Rimini) esaminava l’instabilità di un internauta. Stasera alle 21, presso il Piccolo Teatro del Giullare, l’artista salernitano tornerà nella sua città natale con “Trittico del mio byte”, lo spettacolo che segna il secondo appuntamento con la rassegna teatrale  “Per voce sola” - parole della nostra scena”, ideata e diretta da Vincenzo Albano. “Abbokkapertaa + Neo’.melo’.Diko. + Racconto di fine mese verso le 3e 1\2 della notte” costituiscono le tre tappe di un viaggio in una mente inquieta, che insegue senza sosta e senza successo un punto di riferimento che possa orientare nel caos di pensieri e urgenze emotive. Nella prima parte dello spettacolo la perdita di una madre è anche perdita del proprio mondo interiore: la desolazione di scoprirsi soli si carica di fortissima tensione, mentre il contesto in cui il protagonista si muove non sembra essere più rassicurante. I sogni di gloria di un cantante neomelodico in America, che si intrattiene con un impresario, una nonna, una ragazzina, diventano bilancio destabilizzante in “Neo’.melo’.Diko”, mentre la conclusione della messinscena vede protagonista un anziano, affetto da “arteriosclerosi digitale” alle prese con il racconto delle proprie vicende. La narrazione non ha tuttavia la funzione di un esorcismo, di una liberazione: inchioda chi racconta alle proprie nevrosi, a ciò che di irrisolto torna di continuo ad assediarlo. Una pièce simile non può non avere la struttura di un monologo, in cui il personaggio resta solo a considerare ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto cambiare le carte in tavola. Lo stesso Trezza illustra il movente di un’operazione così complessa: “Un modo per dire di sé attraverso il battere di un cuore fatto come un byte, per far rivivere in questo altrove chi non c’è più, per stare noi stretti stretti, vicini, mentre questa guerra moderna di chiamate, sms, trilli e post di bacheche virtuali ci invade. A noi non resta che pregare, invocare, delirando una preghiera per questi aggeggi moderni come madonne contemporanee, pieni di arcani e di suggestioni”

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