venerdì 3 ottobre 2014

Orazio Cerino in “Condannato a morte. The punk version”



Morire prima della morte è una crudele prerogativa di chi è destinato alla pena capitale. Lo si osserva come se fosse già nella bara, come se la meta fosse stata raggiunta nonostante il viaggio sia ancora in atto.  E allora esplode la rabbia di chi non si rassegna a un copione scritto da altri. Orazio Cerino è l’appassionato protagonista di “Condannato a morte. The punk version”, audace ripensamento de “L’ultimo giorno di un condannato a morte”, pubblicato da Victor Hugo nel 1829, in scena il 3 ottobre alle 21 presso l’antica Ramiera di Giffoni Valle Piana e in replica dal 10 al 12 ottobre presso il Teatro Il Primo di Napoli. Davide Sacco cura la regia, Luigi Sacco la scenografia, Clelia Bove i costumi, mentre le musiche sono eseguite dal vivo da Martina Angelucci e le luci portano la firma di Francesco Barbera. Patrocinata da Amnesty International e dal Giffoni Film Festival, la messinscena è volutamente scarna (uno spazio spoglio che riecheggia la solitudine del protagonista), perché dinanzi alla fine gesti, pensieri, memorie non possono che mostrarsi in tutta la loro straniante nudità. Cerino chiama in causa gli spettatori, seduti ai bordi del luogo in cui si muove, rendendoli di volta in volta carcerieri, confidenti, testimoni dello scontro più cupo che si possa combattere: quello contro una repressione ammantata di rettitudine. Il condannato formula a sua volta una condanna: il sistema che annienta all’ombra di una morale cieca uccide se stesso. Il corpo riscopre una sua sacralità, a dispetto di tutti i codici a guardia di istinti e pulsioni.

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