venerdì 22 marzo 2013

L’oratorio onirico di “Traumdeutung”

Non vi piacerebbe invitare una nave a ballare? E resistereste alla tentazione di scrivere Gott mit uns su di un gluteo? Aggirarsi nell’inconscio riserva più di una sorpresa, come mostra l’allestimento di“Traumdeutung” che la compagnia Melisma ha offerto presso lo Studio Apollonia di Salerno nell’ambito di Out of Bounds, la rassegna curata dall’Officina Teatrale LAAV. Il copione di Sanguineti è restituito in pieno alla sua valenza di elogio della musicalità, una sorta di grottesco spartito dove i vocaboli diventano note anarcoidi, felicemente distanti da ogni senso compiuto o, se si preferisce, giunte alle estreme conseguenze del senso stesso: un’autarchia significante che non è semplice esaltazione, ma sublimazione dell’irrazionalità. I protagonisti (Loredana Mauro, Emilio Barone, Francesco Petti, Carlo Roselli, così equilibrati nella loro effervescente performance da sembrare le proiezioni del medesimo soggetto, pur nella differenza del loro approccio)  accolgono gli spettatori nel buio completo con piccole pile, si mescolano a loro, intrecciano il resoconto dei loro sogni in una straniante polifonia: espediente necessario per immergersi subito nelle zone recondite della mente. Numeri, corpi, cadute libere, distanze, spazi aperti, desideri si compongono progressivamente in un oratorio onirico dove le voci diventano strumenti musicali a tutti gli effetti. Quando la donna è immersa in un sonno agitato e le figure maschili si protendono ai bordi del letto, incarnano le sue pulsioni, il rimosso sopraggiunto a rimuovere la cosiddetta realtà. La sognatrice dona a sua volta voce a ciò che si agita nella mente dei suoi compagni di viaggio, mentre le note di Giovanni Battista Pergolesi e Salvatore Sciarrino creano da un lato un ironico contraltare, sottolineando solennemente ciò che non si lascia categorizzare, dall’altro ricordano l’inafferrabilità del suono, la sua capacità di ridefinire confini e di annullarli. Quando gli uomini si allontanano alla fine dello spettacolo, la loro interlocutrice piega il corpo in avanti come se le mancasse il fiato. E in effetti rinunciare al sogno e alla sua facoltà di soggiogarci toglie davvero il respiro.   

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