lunedì 20 maggio 2013

“La confessione” di Walter Manfrè, anime nude in scena


In una sequenza memorabile de “Il Gattopardo” diretto da Luchino Visconti, il principe Fabrizio (Burt Lancaster) rimprovera il sacerdote, interpretato da Romolo Valli, per la ritrosia a guardarlo mentre esce dalla vasca, ricordandogli che “la nudità delle anime è molto più indecente”. Quella dei peccatori che si alternano ne “La confessione” di Walter Manfrè è addirittura straniante: istiniti inconfessabili, pulsioni che riemergono ostinatamente, ipocrisie che vanno in pezzi si susseguono dinanzi allo spettatore chiamato ad ascoltare e giudicare, mentre un Prete Folle (Francesco Silvestri) lo catapulta all’interno di questo crudele cerimoniale. Lo spettacolo, che si terrà a Cosimo dal 24 al 26 maggio presso la Sala Pietro Palazzo, prevede che, su inginocchiatoi disposti su due file, dieci attori si confessino dinanzi a dieci spettatrici e che dieci attrici facciano lo stesso con altrettanti uomini del pubblico. Aldo Nicolaj, Stefano Benni, Dacia Maraini, Vincenzo Consolo, Aurelio Grimaldi sono solo alcuni degli autori dei monologhi, a cui hanno contributo nel corso degli anni altri scrittori italiani e stranieri. Offrirsi senza pudore al pubblico e lasciarsi ridefinire da diverse forme di scrittura fa della rappresentazione un discorso perennemente aperto su ciò che si vorrebbe dimenticare e una provocatoria messa in discussione dello statuto teatrale. Il voyeurismo di chi osserva diviene condivisione di una colpa che è anche specchio, per quanto distorto, della propria umanità; nel denudare la propria anima davanti a chi lo confessa, l’attore compie una sorta di maieutica rovesciata. Bisogna abitare il buio per comprendere cosa sia, ammesso che ci sia, la luce.

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