“La finestra sul cortile”, le insidie dello sguardo
“Se puoi vedere, guarda. Se
puoi guardare, osserva” recita un proverbio. Può essere difficile però
comprendere fino a che punto gli occhi si aprano al mondo o non pretendano
invece di rinchiuderlo nel proprio sguardo. In che misura il vedere è un
vedersi? E se l’atto di osservare fosse al contrario una forma di cecità, in
modo da sfuggire a ciò che si è o si pretende di essere? Nella rilettura
dell’opera di Cornell Woolrich Claudio Di Palma, regista e interprete al fianco
di Andrea de Goyzueta de “La finestra sul cortile”, in scena al Teatrro
Ghirelli di Salerno fino al 19 maggio, analizza le ambiguità legate alla
tensione tra soggetto e oggetto della visione. Un uomo fa del suo computer un
onnipresente punto di osservazione. Attraverso un sistema di telecamere
nascoste può seguire le vite dei suoi dirimpettai che si compongono come un
mosaico sempre cangiante dinanzi a lui. Mille prospettive si fondono in quella
del protagonista, che crede di aver individuato un omicidio. Al di là delle
dinamiche proprie del giallo, lo spettacolo insinua un dubbio nello spettatore.
Le figure che ossessionano l’uomo che ha scelto la sua reclusione potrebbero
essere fantasmi o forse il fantasma è lui, prigioniero non delle certezze, ma
delle trappole in cui l’urgenza di scrutare, inseguire, capire lo precipita.
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