mercoledì 3 aprile 2024

Hotel Paradiso, il silenzio d’oro dei Familie Floz

 


Che il teatro sia innanzitutto dinamica di corpi, gestualità polisemica è aspetto troppo spesso sottovalutato. A ricordarlo è il collettivo Familie Floz (Sebastian Kautz, Anna Kistel, Thomas Rascher, Frederik Rohn, Hajo Schüler, Michael Vogel e Nicolas Witte), che ha raccolto meritati applausi presso il Teatro Verdi di Salerno con “Hotel Paradiso”. Affidandosi a maschere che deformano in modo iperbolico i caratteri e a un dominio corporeo che ha dello stupefacente, tra acrobazie, gag, balli, accurati giochi di luci, gli interpreti tratteggiano i propri personaggi con una naturalezza e un rigore che rendono non solo superflua, ma inopportuna la parola. La complessità delle relazioni risulta, al tempo stesso, misteriosa e lampante nel modo in cui le figure dominano lo spazio. L’anziana che ha a cuore il proprio albergo almeno quanto il defunto marito, la cui immagine all’ingresso merita atteggiamenti reverenziali, è sì la fermezza fatta donna, ma è anche, a suo modo, una prigioniera del sogno, tanto da morire nel momento in cui la struttura viene declassata dall’insensibile ispettore di turno. Il giovane alla reception, che deve contrastare l’avida sorella, pronta a ristrutturare tutto in omaggio a un ego ingombrante, è un concentrato di passioni pronto a esplodere nel momento in cui s’innamora, ricambiato, di una cliente. Il cuoco armato di motosega, pronto a eliminare senza troppi crucci i cadaveri che gli piombano tra i piedi, è una sorta di genius loci, una presenza crudele e protettiva, senza la quale tuttavia non sarebbe possibile afferrare lo spirito di un contesto in cui tenerezza e ferocia diventano progressivamente indistinguibili. Se, infatti, è vero che tutti coloro che abitano la scena perdono progressivamente qualcosa (le illusioni, i desideri, la vita), un lirismo mai scontato giunge a stemperare il buio senza cancellarlo del tutto. La dinamica alto/basso, per cui, con un ascensore, il marito morto viene a condurre al suo fianco la moglie, per esempio, è molto più di un abile espediente: sta a indicare che un legame autentico esiste, ma in un altrove decisamente lontano dagli assurdi comportamenti umani. Quando resta la sola cameriera cleptomane a lanciare coriandoli che sembrano neve, mentre gli sposi nell’immagine appaiono ringiovaniti, anche lo spettatore più distratto capisce : sognare la vita dove ha prevalso la morte è il solo modo per regalarsi un nuovo inizio in un silenzio che è culla e tomba, dissoluzione e respiro.

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