mercoledì 3 aprile 2024

“I ragazzi irresistibili”, Branciaroli e Orsini tra ironia e amarezza

 


Provate a dare della vecchia gloria a Willy Clark : saprà seppellirvi all’istante con il suo sarcasmo affilato. Rassegnarsi al silenzio, in effetti, è esattamente quello che il vecchio cocciuto non intende fare, anche a costo di tornare alla ribalta al fianco di quella carogna di Al Lewis. Perfetto gioco interpretativo, “I ragazzi irresistibili” di Neil Simon, per la regia di Massimo Popolizio, ha concluso la stagione di prosa del Teatro Verdi di Salerno. Franco Branciaroli e Umberto Orsini, nei panni rispettivamente di Clark e Lewis, sono padroni del ritmo scenico, dosando con sagacia amarezza e ironia, disincanto e desiderio irrefrenabile di mettersi in gioco come ai tempi d’oro, quando il talento era sufficiente a fronteggiare isterismi e meschinità. Affiancati da interpreti che lasciano il segno (Flavio Francucci, Eros Pascale, Emanuela Saccardi, Chiara Stoppa), i due protagonisti offrono un ritratto al vetriolo delle manie e delle zone oscure tipiche di chi ha conosciuto una grande fama e non vuole cedere le armi all’ex compagno di trionfi. Come però accade, il vero nemico osserva dallo specchio: Al è davvero l’anaffettivo che ci viene descritto o è Willy che non si rassegna al suo temperamento? Quanto lo stesso Willy ha sacrificato e sa sacrificare alla causa comune, proprio mentre pretende di essere omaggiato come un imperatore? Il problema è rappresentato dalle bizze dei due o da un mondo dello spettacolo decisamente inaridito, che li rivuole insieme in un’atmosfera da revival, ma che appare anche funerea? Il ritorno alle scene si risolverà in un pasticcio, ma almeno i “ragazzi” sapranno riconoscersi e avvertire, nella malinconia dell’età, la possibilità di una vicinanza che non sia né alibi né ripiego. Essere sorpassati dai nuovi tempi non è affatto un destino crudele: permette di vedere le cose con una chiarezza che solo il palcoscenico sa donare.

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