“Gli altri fantasmi” al Giullare di Salerno
La
tensione irrisolta si percepisce fin dall’inizio, nell’andirivieni nervoso dei
personaggi che, come sorpresi da uno sguardo indiscreto, spariscono dietro il
sipario, mentre fumo e luce disegnano un’atmosfera irreale. Nell’allestimento
de “Gli altri fantasmi” di Maurizio De Giovanni, per la rega di Brunella
Caputo, in programma al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno fino al 27
ottobre, la morte che non si rassegna a essere archiviata e la vita che si scopre
fragile si scambiano continuamente le parti, fino ad annullare la distanza tra
chi resta e chi è solo all’apparenza scomparso. Ciò che sta particolarmente a
cuore al cast (Cinzia Ugatti, Caterina Micoloni, Augusto Landi, Michele Landi,
Rocco Giannattasio, Mimma Virtuoso, Teresa Di Florio, Andrea Bloise) è
restituire credibilità alle anime sul palco: una ragazza che vive tra degrado e
violenza, mentre lo spirito della madre conduce a morte il padre abbrutito, un
uomo costretto da un cieco a ricordare il proprio suicidio per la morte
dell’amatissimo figlioletto, marito e moglie che, anche dopo essersi uccisi a
vicenda, continuano a nutrire il proprio rancore nella casa oggetto delle loro
mire borghesi. Le musiche e le coreografie
di Virna Prescenzo creano un clima di attesa che non si apre mai a una vera
pacificazione dei protagonisti, mentre la scenografia di Michele Paolillo,
giocata su pannelli che evidenziano la dimensione onirica di Napoli o
ingigantiscono oggetti, conducono subito lo spettatore nell’esasperata
soggettività di queste figure che solo narrando fino allo sfinimento possono
intravedere –ma mai cogliere- una tregua dalle passioni che le hanno
condizionate. Il racconto riapre ferite, porta a galla motivazioni nascoste,
permette a un sentimento di rifiorire: è la dimensione in cui vita e morte
possono riconoscersi, sapendo che l’una non potrà mai sussistere senza l’altra.
E le frasi che tornano a echeggiare nel finale esprimono il bisogno lancinante
di protrarre l’inganno dell’esistenza e i suoi sogni che non vogliono
scomparire.
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