giovedì 10 ottobre 2013

“Gli altri fantasmi” al Giullare di Salerno



La tensione irrisolta si percepisce fin dall’inizio, nell’andirivieni nervoso dei personaggi che, come sorpresi da uno sguardo indiscreto, spariscono dietro il sipario, mentre fumo e luce disegnano un’atmosfera irreale. Nell’allestimento de “Gli altri fantasmi” di Maurizio De Giovanni, per la rega di Brunella Caputo, in programma al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno fino al 27 ottobre, la morte che non si rassegna a essere archiviata e la vita che si scopre fragile si scambiano continuamente le parti, fino ad annullare la distanza tra chi resta e chi è solo all’apparenza scomparso. Ciò che sta particolarmente a cuore al cast (Cinzia Ugatti, Caterina Micoloni, Augusto Landi, Michele Landi, Rocco Giannattasio, Mimma Virtuoso, Teresa Di Florio, Andrea Bloise) è restituire credibilità alle anime sul palco: una ragazza che vive tra degrado e violenza, mentre lo spirito della madre conduce a morte il padre abbrutito, un uomo costretto da un cieco a ricordare il proprio suicidio per la morte dell’amatissimo figlioletto, marito e moglie che, anche dopo essersi uccisi a vicenda, continuano a nutrire il proprio rancore nella casa oggetto delle loro mire borghesi. Le musiche e  le coreografie di Virna Prescenzo creano un clima di attesa che non si apre mai a una vera pacificazione dei protagonisti, mentre la scenografia di Michele Paolillo, giocata su pannelli che evidenziano la dimensione onirica di Napoli o ingigantiscono oggetti, conducono subito lo spettatore nell’esasperata soggettività di queste figure che solo narrando fino allo sfinimento possono intravedere –ma mai cogliere- una tregua dalle passioni che le hanno condizionate. Il racconto riapre ferite, porta a galla motivazioni nascoste, permette a un sentimento di rifiorire: è la dimensione in cui vita e morte possono riconoscersi, sapendo che l’una non potrà mai sussistere senza l’altra. E le frasi che tornano a echeggiare nel finale esprimono il bisogno lancinante di protrarre l’inganno dell’esistenza e i suoi sogni che non vogliono scomparire.

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