mercoledì 25 giugno 2025

Cenerentola, la ricerca di sé tra luci e ombre

 


Facile crederla soltanto una vittima bisognosa di un aiuto dall’alto. Cenerentola, in realtà, può incarnare un eroismo della volontà, lo slancio di una rigenerazione, proprio quando il buio sembra inespugnabile. Alla celeberrima fiaba la compagnia Zaches Teatro ha dedicato, al Ghirelli, l’ultimo spettacolo della propria trilogia nell’ambito di Mutaverso Teatro, la stagione a cura dell’associazione Ablativo di Vincenzo Albano. Regia, drammaturgia e coreografia portano la firma di  Luana Gramegna, mentre Francesco Givone ha curato scene, luci, costumi, maschere e pupazzi; Stefano Ciardi è autore del progetto sonoro e delle musiche originali. In un sagace dialogo tra luce e tenebra, che enfatizza la condizione claustrofobica della fanciulla umiliata e offesa, mescolando le suggestioni di Basile e dei fratelli Grimm, Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco, Enrica Zampetti creano un equilibrio perfetto tra toni comici, grotteschi e drammatici, arricchendo le atmosfere della messinscena con ipnotici movimenti coreografici. Da buffe cornacchie, le Cinerine si trasformano in donne vestite di nero da capo a piedi, che emergono dal camino al centro della scena e si prendono cura di Cenerentola, che è una marionetta, perché così la considerano matrigna e sorellastre. Le voci di queste ultime provengono da una porta da cui s’irradia la luminosità, capovolgendo, in tal modo, l’antico assunto che associa il bene al lume. La cenere in cui vive la ragazza, l’oscuro focolare che è tutto il suo mondo sono il luogo della vitalità repressa, ma non doma, tanto che la protagonista sogna di volare su una scopa esattamente come una creatura magica, che sfugge al lucente senso dell’ordine e della gerarchia tanto caro ai prepotenti. L’elemento soprannaturale è cruciale in questa rappresentazione, perché rimanda a quello che non può essere imbrigliato dalla razionalità: il veliero in balia di una tempesta nel corso di un’eclissi e la mano che coglie un frutto per donarlo alla ragazza, creati da effetti di ombre, alludono a una maledizione lanciata al padre di Cenerentola e a un simbolo di speranza, inducendo, dunque, a riflettere sul continuo alternarsi di dissoluzione e creazione. La scatola illuminata di cui la giovane viene in possesso è un pretesto per concretizzare la metamorfosi da marionetta in donna in carne e ossa, che, nella propria danza liberatrice, prende piena coscienza di sé e delle proprie possibilità. La piccola carrozza condotta dinanzi al palazzo reale, in cui il camino si è trasformato, le ombre del principe e della fanciulla che si baciano, mentre la Danza delle Ore invita alla riscoperta del tempo abitato da nuovi pensieri, sono un tributo a un immaginario consolidato, che viene, tuttavia, fatto felicemente a pezzi. Cenerentola, infatti, si affaccia dal palazzo, lo apre e, una volta fuori, lancia la scarpa alle sue spalle ridendo e scompare oltre la platea, per realizzare finalmente la propria vita lontano da categorie e costrizioni. La vicenda si conclude con le tre cornacchie che troneggiano sul camino nella stessa posizione in cui le abbiamo viste all’inizio. Scelta naturale: il tempo è ciclico, ritorna su se stesso. Il buio resta in attesa di nuovi sogni e altre rinascite.

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