
sabato 19 dicembre 2015
“Il primo giorno di primavera”, l’inganno del desiderio

lunedì 7 dicembre 2015
“Notturno di donna con ospiti”, un incubo tra quattro mura

domenica 6 dicembre 2015
Notte Pasolini e la feroce bellezza di Salò

Salò ha l’implacabilità di
un assioma. Chi esercita un’autorità non ammette dialettica, ma sempre e solo
un’ottica verticistica che distingua chi schiaccia e chi è schiacciato. Distinzione
a sua volta orribilmente ambigua, perché le vittime legittimano con la loro
esistenza i potenti che abusano di loro in una malsana dipendenza incrociata.
L’asfittica geometria delle figure che oscillano tra il controcampo e
l’allineamento nella medesima inquadratura mostra come il veleno della
sopraffazione avvinca ciò che dovrebbe essere inconciliabile e trova ennesima
conferma, per citare un solo esempio, nello sposalizio grottesco tra i signori
in vesti femminili e i loro amanti. Il
finale non è meno straniante. I due giovani che ballano al suono di una musica
carezzevole hanno ormai incarnato l’annichilimento. E quando il buio dilaga
nella mente, anche solo sognare un altrove diventa impossibile.
venerdì 4 dicembre 2015
“Scrivere non è descrivere!”, elogio della libertà al femminile


martedì 24 novembre 2015
“Ceneri alle ceneri”, l’inconfessabile nell’ordinario

venerdì 6 novembre 2015
“Lo sguardo di Ricciardi”, il non tempo di un antieroe

venerdì 30 ottobre 2015
Il corpo abitato di Leonardo Capuano

giovedì 22 ottobre 2015
Per voce sola, successo per “Letizia forever”

sabato 10 ottobre 2015
“Antropolaroid”, istantanee dal passato

giovedì 1 ottobre 2015
“XXI Secolo”, amore e dissoluzione

La voce narrante è coerente
con l’ampiezza del disegno. Ne "Il signor Bovary" l’immedesimazione nella figura
principale (altalenante e ambigua come tutti i bisogni umani) era motivata da
un redde rationem legato a quanto di
più intimo si possa concepire, il desiderio, e nasceva soprattutto da un
approcio problematico con la scrittura, che è rivelazione mai salvifica del
disagio. In "XXI Secolo" la resa dei conti ha assunto dimensioni planetarie, dato
che l’Occidente ha sempre preteso di essere l’ombelico del mondo e la ricerca
di senso diviene così pressante che si impone un tipo di narrazione capace di
abbracciare il singolo e la collettività. Si moltiplica lo sguardo, dunque,
perché si moltiplicano i naufragi.
Zardi è stato sempre
affascinato dal concetto di limite perché in esso, come in una
consustanziazione laica, si attua in pieno la natura umana. Il limite gravoso
che qui viene continuamanete riproposto è quello di una logica soffocata dai suoi
stessi tentativi di individuare, rivelare, decifrare. Anche il rapporto con
l’informazione -la vicenda del fantino vittima di un incidente, le notizie dal
mondo- conduce su una falsa pista, perchè quella che vorrebbe essere un’ottica
multipla, in grado di cogliere a ogni livello la complessità, è in realtà la
messinscena di qualcosa di cui si è persa la ragione ultima.
L’Occidente collassa perché
su di esso si accartoccia il suo limite, che è pretesa di imporre
un’omologazione del pensiero e del comportamento, ma pretendere che i rapporti
siano traducibili in chiare equazioni, in un sistema di causa ed effetto non
conduce da nessuna parte. Non si può ingabbiare un magma di sensazioni in una
categoria. Ecco allora che al limite inteso come superbia di ridurre il mondo a
se stessi se ne contrappone un altro, accolto a fatica e con disperata fiducia,
che dalla coscienza della propria fragilità fa germogliare la possibilità di
riscrivere la propria storia. Quel che confina in una condizione può divenire
un varco per aprire su quella stessa condizione occhi nuovi e riviverla al di
fuori di parametri soffocanti. Zardi non regala mai facili approdi o
scorciatoie consolatorie. Non sappiamo se l’amore sarà una via d’uscita.
Possiamo solo comprendere che quello che ci sottrae alla barbarie scaturisce da
quelle stesse viscere che ci spingono verso il baratro.
martedì 29 settembre 2015
“Ecce Robot”, il talento visionario di Daniele Timpano

giovedì 24 settembre 2015
Al via la seconda edizione di “Per voce sola”

“Non è tanto il monologo come forma espressiva
in sé a meritare una qualche priorità rispetto ad altri tipi di messinscena- ha
detto il direttore artistico- quanto il fatto che è sempre la forza del
linguaggio a contare. La parola unisce in un doppio dono: quello che
l’interprete fa al pubblico con la sua creatività e quello che gli spettatori
attuano offrendo il proprio ascolto. È facile dimenticare l’ascolto nella
confusione che ci attornia e il pubblico non è certo stupido, ma addormentato
su ciò che viene proposto. La rassegna cerca di comprendere le policromie del
presente e quanto di ciò a cui si assiste oggi appartiene al futuro”.
Napoli, alla Galleria Di Caro “Scrivere non è descrivere!” di Tomaso Binga

mercoledì 26 agosto 2015
“Scritture viventi”, il linguaggio secondo Tomaso Binga


mercoledì 29 luglio 2015
“Il mio nome è Nessuno”, l’Odissea secondo Giannini

venerdì 24 luglio 2015
“Scoppiato amore” al Giffoni Film Festival

venerdì 17 luglio 2015
A Maiori " Gli Echi ... Mai Sopiti "

martedì 16 giugno 2015
Geografie, bilancio positivo

Abbiamo chiesto ad Albano di
tirare le somme.
Ora che il sipario è calato, qual è la sua opinione?
“Sono soddisfatto dei
numeri. Non si è verificato nessun calo nell’affluenza del pubblico, un dato
positivo. Il lavoro della mia associazione culturale Erre Teatro, che ha curato
l’organizzazione generale della manifestazione, è sempre migliorabile e occorre
cercare di attrarre nuovi flussi di spettatori”.
Quali sono a suo avviso gli ostacoli con cui la
drammaturgia contemporanea deve fare i conti e quali i suoi punti di forza?
“Gli
ostacoli riguardano la circuitazione delle compagnie, la difficoltà di
garantire loro condizioni dignitose, non solo economiche. Un delicato
equilibrio di oneri nel quale il pubblico gioca un ruolo fondamentale. A
maggior ragione in quel segmento del presente teatrale che va avanti in maniera
indipendente, se non pionieristica. Geografie ha incontrato e parlato di queste
realtà, non solo in teatro, “on stage”, ma anche – per così dire – “on air”,
assieme a tutto lo staff di Unisound. Mi sembrava interessante la chiave
monografica regionale; una sorta di censimento, seppur parziale. Sui punti di
forza, mi piace annoverare la sollecitazione all’ascolto, che sia di una storia
intesa come “plot”, che sia di un frammento di essa nel quale io riconosco la
mia. Siamo disabituati all’ascolto. Vediamo, basta. Ma quanto può renderci
“visionari” una parola, abbandonandoci ad essa!”.
Quali progetti ha per il futuro?
“Penso alla seconda edizione
di “Per voce sola”, che non è un progetto, ma un taglio offerto a una proposta
che mi permette di proporre drammaturgie interessanti, e alla terza edizione di
Teatrografie, che è un tentativo di narrare il teatro anche attraverso forme
espressive diverse, nonché alla seconda edizione di Geografie. Sarebbe inoltre
auspicabile contare su un proprio spazio. Il Giullare ha offerto un sostegno
insostituibile, ma un luogo gestito autonomamente permette di connotare una
precisa identità artistica”.
Le suggestioni di Erri De Luca

lunedì 8 giugno 2015
“L’Italia s’è desta”, il sonno dell’etica

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